L’alluce valgo

Pubblicato il 13 marzo 2024 alle ore 10:43

L’alluce valgo è una deformazione a carico dell’articolazione metatarso-falange del piede, caratterizzata da deviazione laterale, valgismo, dell’alluce. Questa deformazione ossea è di solito associata ad un’infiammazione della borsa mucosa che si trova alla base dell’impianto dell’alluce stesso. Da un punto di vista eziologico, la genesi dell’alluce valgo è attribuibile a fattori intrinseci, geneticamente determinati, come il piede piatto e il piede cavo, ed a fattori estrinseci, soprattutto l’utilizzo di calzature inadeguate. A sua volta, l’alluce valgo può causare anche le dita a martello. Vengono chiamate così il secondo e terzo dito con falangi flesse e conseguenti callosità dorsali dolorose. I dati suggeriscono che l’alluce valgo possa essere familiare, specialmente quando compare nell’adolescenza e che, dopo i fattori genetici, le calzature, strette e disegnate in modo non fisiologico, rappresentino la principale causa di tale deformità. Oltre al dolore e all’infiammazione cronica, l’alluce valgo può comportare lesioni ossee, ulcerazioni, callosità e, se particolarmente grave, un’alterazione funzionale della dinamica del piede. Con il tempo il disturbo può evolvere in una vera e propria sindrome posturale (considerato che l’alluce è sfruttato nella deambulazione per spingere in avanti e bilanciare).

Conseguenze locali

Conseguenze posturali

  • Tendenza al ginocchio valgo, con dolore della faccetta rotulea interna del ginocchio;
  • Rigidità delle anche;
  • Accentuazione della curva lombare, associata a lombalgia cronica.

Generalmente, l’osservazione è sufficiente per diagnosticare l’alluce valgo, in quanto la deformità è evidente sul lato del piede o alla base dell’alluce. La valutazione clinica, si avvale dell’esame baropodometrico, che permette di misurare in posizione statica e dinamica la distribuzione dei carichi sul piede e il grado di compromissione dell’alluce. Il medico può procedere con una radiografia (in posizione sotto carico) per avere un’indicazione sul grado della deformità e per valutare i cambiamenti che si sono verificati a carico del piede.

In Italia il 40% delle donne è affetto da tale problematica che si manifestatra i 40 e i 60 anni, esistono anche delle forme giovanili che si presentano intorno ai 20-25 anni spesso in concomitanza con altre patologie come l’artrosi.
Per prevenirlo è necessario adottare terapie conservative come:
-L’utilizzo di plantari ortopedici che ridistribuiscono il carico sul piede, favorendo un corretto appoggio dell’avampiede
– L’utilizzo di Tutori notturni che riducono il dolore e evitano il peggioramento e quindi l’intervento chirurgico.

Se le misure conservative non apporteranno benefici e il paziente continuerà ad accusare dolore, allora si dovrà necessariamente ricorrere all’intervento con chirurgia percutanea mini invasiva viene eseguita in anestesia locale e in regime di day-surgery.

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